Sugli assegni di cura erogati ai caregiver, ossia a coloro che si prendono cura in modo continuativo a domicilio di una persona non autosufficiente, ci sono ancora troppo poche informazioni! Molte persone non conoscono questa misura perché diciamo che è molto confusionaria! Gli assegni di cura sono una misura sociale erogata a valere sul Fondo Nazionale per la Non Autosufficienza (FNA).
Il fondo è nazionale, ma gestito dalle Regioni che ricevono dei trasferimenti dallo Stato con il vincono di destinazione (significa che non possono spenderli diversamente). Ogni Regione decide in modo autonomo come utilizzarli seguendo il vincolo posto dallo Stato che il 50% debba essere destinato alle persone con disabilità gravissima.In ogni Regione questa misura è attuata in modo diverso ed è un vero labirinto a ostacoli! Per capire come è attuata è necessario leggere le deliberazioni della Giunta della propria Regione e qualche volta per le specifiche anche i provvedimenti dirigenziali di settore socio-sanitario.
Dai vari documenti le differenze maggiori tra le Regioni riguardano:
– erogatore: la Regione direttamente, l’Asl oppure il Comune;
– fruitori: in alcune situazioni solo le persone con disabilità gravissima (ad es. tracheo e nutrizione artificiale), in altre anche coloro che sono disabili gravi, con scale di valutazione diversissime per quanto riguarda la non autosufficienza e diverse modalità di valutazione;- forma: risorse direttamente al caregiver oppure sotto forma di voucher per acquistare i servizi di assistenza presso le cooperative;
– situazione economica e patrimoniale (c.d. prova dei mezzi): per accedere si considera l’ISEE oppure no;- termini: in alcune situazioni c’è un termine per presentare la domanda in altre si può presentare tutto l’anno;- durata: sperimentale per un periodo determinato oppure continuativo una volta rientrati tra i fruitori;
– importo: da 400 euro a 2000 in alcune Regioni.
Aggiungiamo pure che non è per nulla semplice accedere alle informazioni su questa misura perché in molte regioni non sono pubblicate sui siti istituzionali oppure sono praticamente introvabili.
Non diciamo nulla di nuovo, queste differenze sono ben conosciute dallo Stato, molte di queste sono infatti ben descritte all’interno del Piano Nazionale per le non Autosufficienze, approvato con il DPCM del 21/11/2019. Si tratta di un documento che definisce gli obiettivi e le modalità di utilizzo del Fondo nazionale per le non autosufficienze nell’attuale triennio 2019/2021 e cerca di creare, per la prima volta, un livello minimo di prestazioni assistenziali e sociali da garantire in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale.
Il piano ha diversi obiettivi, segnaliamo in particolare l’ambizione di sperimentare una misura unica a livello nazionale per l’assistenza ai disabili gravissimi, sotto forma di assegno di cura e per l’autonomia di almeno 400 euro mensili, sostanzialmente non condizionata dall’ISEE e di arrivare ad una scala di valutazione unica per l’autosufficienza “grave” (che è cosa diversa dalla disabilità gravissima).
La pandemia ha sicuramente rallentato questo processo, ma noi continueremo a seguirlo e a aggiornarvi.Sottolineiamo che l’integrazione di questa misura con quelle socio-sanitarie varia tantissimo a seconda del proprio luogo di residenza, in alcuni casi si arriva a sostenere (in maniera del tutto contraria alle norme vigenti) che queste misure siano sostitutive dei servizi erogati dal Servizio sanitario nazionale, con la conseguenza che situazioni di disabilità gravissima sono trattate in maniera molto diversa a seconda del comune e della relativa ASL di residenza.
Di questa misura abbiamo già parlato in precedenza e l’articolo è disponibile qui: