Discriminazione del bambino con disabilità nei centri estivi

In questi anni abbiamo visto discriminare più volte i bambini con disabilità per l’iscrizione e la frequenza del centro estivo. Proprio in queste settimane stiamo sostenendo con un azione legale una famiglia che si è vista rifiutare l’iscrizione, senza una motivazione, del figlio con disabilità che necessità di un educatore con il rapporto 1:1. Tuttavia non si può generalizzare ed è necessario sapere che il centro estivo PRIVATO, pur dovendo anch’esso rispettare il divieto di discriminazione, può trovarsi in una posizione diversa rispetto agli obblighi in capo ad un centro estivo PUBBLICO (gestito direttamente da un ente pubblico, para pubblico oppure dal privato, ma con le risorse pubbliche).

Comportamenti discriminatori di chi organizza i centri estivi

La differenza tra pubblico e privato c’è ed è inutile nasconderla purtroppo. Oggi però vi parliamo di alcune cattive prassi che gli enti pubblici oppure i gestori dei centri estivi organizzati con le risorse pubbliche utilizzano per escludere o limitare la frequenza di un bambino con disabilità:

  • criteri di accesso non determinati. Si accettano tutti i bambini che nel modulo di iscrizione non segnalano difficoltà, ma per quelli con disabilità e necessità di un educatore si pongono dei limiti e seguono un altro iter di iscrizione che spesso si conclude con “escluso per mancanza di posto”;
  • frequenza parziale sia come orario giornaliero sia come numero di settimane;
  • richiesta alle famiglie di pagare l’educatore aggiuntivo per proprio figlio utilizzando la scusa che “Il Comune non ha risorse”;
  • esclusione a monte con la scusa che gli spazi oppure le attività non sono adeguate;
  • un caloroso invito alla famiglia rivolto a voce di iscrivere il bambino per le sole due settimane perché altrimenti ruba il posto ad altri bambini e quindi sarà brutto che XX non potrà frequentarne neanche una (succede nelle piccole comunità);
  • formazione di gruppi “speciali” raggruppando di fatto i bambini con disabilità in un luogo vicino al centro estivo, ma proponendo altre attività e magari meno educatori senza garantire il rapporto 1:1 laddove necessario.

Legge 67/2006

Tutti questi comportamenti sono discriminatori, purtroppo non sempre semplici da provare perché subdoli, le risposte sono fornite spesso solo a voce, la negata iscrizione magari non viene proprio comunicata. Questi atteggiamenti si configurano condotte discriminatorie ai danni di bambini e bambine con disabilità in base a quanto previsto dalla Legge 67/06 “Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni”.

Ricordiamo a tutti che dall’anno scorso La casa di sabbia è iscritta all’elenco della Presidenza del Consiglio dei Ministri degli enti legittimati a costituirsi in giudizio per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni (legge 1 marzo 2006, n. 67, art. 4). Potete leggere qui maggiori informazioni sulla nostra iscrizione all’elenco: La casa di sabbia a fianco delle persone con disabilità vittime di discriminazioni

Se avete dubbi o domande per quanto riguarda la partecipazione ai centri estivi, organizzati dagli enti pubblici o gestiti da privati per conto di enti pubblici, di vostro figlio o figlia con disabilità scriveteci un’email tramite pagina contatti e sarà nostra cura approfondire la questione e se possibile sostenervi nel reclamare il diritto alla frequenza.

La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità

Ratificata dall’Italia con la Legge 18/2009, afferma con forza il diritto all’inclusione in ogni ambito della vita. In particolare, l’articolo 24 riconosce il diritto all’istruzione inclusiva, che comprende anche le attività educative non scolastiche, mentre l’articolo 30 garantisce la piena partecipazione delle persone con disabilità alla vita culturale, ricreativa, al tempo libero e allo sport, su base di uguaglianza con gli altri. Questo significa che anche i centri estivi devono essere organizzati in modo accessibile e inclusivo, prevedendo gli adeguamenti necessari affinché nessun bambino venga escluso.

Cosa può fare una famiglia

  • Segnalare e reagire: se c’è una discriminazione, è possibile inviare una diffida formale per chiedere il rispetto dei diritti. La casa di sabbia può supportare in questo percorso, anche legalmente.
  • Non accettare condizioni peggiorative: l’accesso ai centri estivi deve avvenire alle stesse condizioni degli altri bambini, con le sole modifiche necessarie a garantire l’inclusione.
  • Non pagare costi aggiuntivi ingiustificati: la presenza di un educatore o altro supporto è una condizione per l’accesso, non un servizio “extra” da far gravare sulle famiglie.

2 Comments

  1. Sono perfettamente d’accordo. I centri estivi , se vogliono impegnarsi in tal senso, potrebbero già organizzarsi con del personale in più, sappiamo anche che sono presenti anche molti volontari, e documentarsi sulle possibili attività o organizzazione del setting necessaria per l’accoglienza di bambini con disabilità . Al centro estivo cui partecipo sono da molti anni che abbiamo questa sensibilità e inoltre in accompagnamento alla serie di attività pensate per i bambini vi è un grande “lavoro” fatto con gli animali della fattoria appositamente preparati . Se si vuole creare occasioni preziose per tutti i bambini basta volerlo con il cuore e tutto si realizza.

  2. Buona sera, anche noi stiamo avendo della discriminazione, abbiamo un figlio con certificazione 104 e ai centri estivi del nostro paese vogliono un accompagnatore, il cissacca ente pubblico non offre alcun supporto ai centri estivi nel nostro paese ma solo per in città e per sole due settimane. Rimane a carico nostro 40 € di frequenza ( come da noi), il trasporto e l’esclusione per le restanti settimane e le ore pomeridiane ( perché è solo al mattino o solo pomeriggio), il comune non mette risorse. Sono riuscito a parlare con il. Vicesindaco del nostro comune ma rimanda da più di un mese. La parrocchia alla quale si appoggiano gli centri estivi non ci supporta.

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